di Gianmaria Tammaro
Immaginato per la prima volta nel 1990, è stato pubblicato solo nel 1997 sulla rivista Morning di Kōdansha. Nel 2000 è stato raccolto in un volume unico dall’editore Bijutsu Shuppansha e successivamente è arrivato nel resto del mondo. In Italia, Icaro è pubblicato da Coconino Press. L’approfondimento.

La prima volta che Moebius ha pensato a Icaro, il fumetto che ha realizzato insieme a Jirō Taniguchi e che in Italia è stato pubblicato da Coconino Press, aveva in mente una storia leggermente differente. Innanzitutto molto più lunga e dettagliata, incentrata sempre su questo ragazzo, Icaro, capace di volare e imprigionato dal governo per essere studiato, ma con un’attenzione diversa per la sua vita e la sua crescita. Moebius voleva raccontare gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Nella sua visione, il protagonista doveva avere 23 anni nella parte centrale della storia. Ha cominciato a lavorare a Icaro intorno al 1990, e prima di vederlo stampato su carta ha dovuto aspettare circa sette anni. Moebius non ha mai pensato di disegnarlo; la sua idea è sempre stata quella di affidarlo a qualcun altro, sia perché era estremamente impegnato con lo sviluppo di altre storie e di altri fumetti sia perché non aveva molta voglia di cimentarsi in un’impresa così impegnativa.
Per scrivere Icaro, Moebius si fece aiutare da Jean Annestay. Aveva proposto la storia ai giapponesi, e i giapponesi, come ha raccontato in un’intervista, erano assolutamente entusiasti all’idea di poterla pubblicare. Volevano, però, una sceneggiatura completa. Quello che Moebius e Annestay avevano scritto non bastava. Così tornarono al lavoro, con Annestay che scriveva e Moebius che molto spesso si limitava a dettare, e finirono per mettere insieme circa diecimila pagine. Che, questa volta, erano troppe. Davanti alla montagna di fogli consegnati da Moebius, i giapponesi non sapevano che cosa fare. A quel punto, comunque, venne scelto il disegnatore, Jirō Taniguchi. Una decisione che venne presa da Moebius stesso, seriamente intenzionato a collaborare con l’autore de L’uomo che cammina, e non dall’editore, Kōdansha, che al contrario, prima di accettare la proposta di Moebius, prese in considerazione altre possibilità.
Con Taniguchi, Moebius e Annestay lavorarono alla riscrittura di Icaro, abbandonando in buona parte l’impostazione più europea del racconto e cercando di andare incontro a quelle che erano le esigenze del mercato giapponese. Anche se incaricato del disegno, Taniguchi partecipò attivamente al nuovo adattamento della storia. Il risultato finale, che è poi quello che è stato pubblicato sulla rivista Morning, ha visto le premesse – l’infanzia del protagonista, la sua adolescenza in questa struttura di ricerca; il modo in cui impara a fare i conti con sé stesso e con il proprio potere – profondamente ridotte. Quando ha fatto il suo debutto, Icaro non ha ottenuto il successo sperato. Dalla prima pagina, è rapidamente passato all’interno della rivista. Moebius era convinto che si trattasse di un fumetto estremamente leggibile e godibile. Per lui fu un vero e proprio mistero, questa mancanza di successo. I lettori giapponesi rimasero come sconvolti, e nelle votazioni indette dalla rivista finirono per penalizzare Icaro.

Icaro è stato pubblicato integralmente su Morning, ma non ha avuto né seguiti né nuove edizioni. Si è concentrato unicamente sulla prima parte della vita del protagonista, senza mai esplorare il dopo, quando cioè riesce finalmente ad andare via dal centro di ricerca e comincia a vivere nel mondo esterno, impegnandosi attivamente per aiutare le persone. E questo per motivo piuttosto specifico: tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila, l’editoria giapponese venne scossa da una profonda crisi. Riviste come Morning persero moltissimi lettori. E l’unico modo che gli editori trovarono per arginare le perdite fu interrompere qualunque collaborazione con l’estero.
Grazie all’insistenza di Taniguchi, nel 2000 Icaro venne pubblicato in un’edizione di lusso dalla Bijutsu Shuppansha. E a quel punto tutti – italiani, francesi, inglesi e americani – scoprirono Icaro e decisero di acquistarlo per il proprio mercato. La scelta di Bijutsu Shuppansha di lavorare a un’edizione diversa dal solito, non economica, ripagò. Anche se a Icaro hanno lavorato diverse persone, come Annestay, l’unico autore dei testi accreditato resta Moebius, mentre Taniguchi è accreditato come disegnatore. C’è da dire che, rispetto all’idea originale, è rimasto ben poco. Per un periodo, Moebius e Annestay presero seriamente in considerazione la possibilità di pubblicarla sotto forma di romanzo. Nella versione originale, sesso ed erotismo giocavano un ruolo centrale. Qualcosa rimane anche nell’attuale versione, con un uso dei corpi e della loro fisicità spiccato e intelligente. Moebius, però, aveva immaginato una società in cui il sadomasochismo era diffuso e faceva parte della quotidianità delle persone. E il punto debole di Icaro, nella versione originale, era esattamente questo: il sesso.
Un’altra grande differenza tra le due versioni, quella originale e quella che poi è stata pubblicata, è la quantità di parlato. Nell’idea di Moebius e Annestay, i dialoghi erano fitti, ricchi di termini e parole. Nella versione stampata su Morning, e poi raccolta in volume, i dialoghi sono minimi. Ridotti praticamente all’osso. Se per un momento ci allontaniamo dal punto di vista di Moebius e ci avviciniamo a quello di Taniguchi, scopriamo che in realtà ci furono diversi problemi durante la lavorazione di Icaro. Innanzitutto, appunto, per la sceneggiatura troppo lunga. E poi perché a Taniguchi venne dato veramente poco spazio di manovra. La figura dell’editor, in questo caso, non aiutò gli autori coinvolti nel trovare un equilibrio. Anzi, in qualche modo aumentò la distanza tra di loro (furono organizzati più o meno tre incontri per discutere del fumetto e dello sviluppo della storia, e in tutti questi incontri era presente anche l’editore giapponese con le sue figure chiave). Taniguchi stesso ammise che rileggendo Icaro poteva notare una certa rigidità nel racconto, proprio per questa fermezza con cui la storia veniva portata avanti e difesa da ulteriori modifiche.

In realtà, Icaro riesce a unire i punti di vista di due autori come Moebius e Taniguchi. Nonostante la versione pubblicata sia differente, come dicevamo, rispetto a quella originariamente pensata da Moebius, i corpi continuano ad avere una funzione piuttosto importante all’interno del racconto. Con la loro fisicità, con le loro forme e con la loro flessuosità, riescono ad accompagnare la narrazione, a sostenerla, e a rendere anche le interazioni più banali, come possono essere i dialoghi o i momenti di profondo silenzio, interessanti. L’Icaro immaginato da Moebius è un ragazzo poco più che adolescente che si innamora della sua tutrice, Yukiko. A un certo punto, in una serie di tavole completamente mute, la guarda mentre si sta facendo la doccia. Nei suoi occhi, però, non c’è solamente desiderio. C’è qualcos’altro. Una curiosità quasi infantile, che si intreccia con la tensione erotica.
Con Icaro, Moebius e Taniguchi ci hanno regalato una riflessione sulla violenza, sul progresso e su una certa idea di società: assoggettata al potere, spaventata all’idea di ribellarsi e costantemente flagellata da attentati e morte. Icaro può diventare un eroe. Può fare la differenza. È una creatura diversa. A suo modo unica. Sa volare, ma è un essere umano. Ha una conoscenza profonda, ancestrale, del suo potere. Ma non è altro che un ragazzo, a prima vista. C’è, in questo fumetto, una ricercatezza sottile, mai morbosa o insistente, che unisce le pulsioni più viscerali alle considerazioni più razionali, che tiene insieme una tecnologia futuristica a una visione quasi mitizzata della vita e del ruolo dell’individuo.
L’edizione di Coconino Press è arricchita da pagine a colori e da due interviste: una fatta a Moebius, e che abbiamo utilizzato per la scrittura di questo articolo come fonte e punto di riferimento; e l’altra, più breve, a Taniguchi, che parla solo in parte del lavoro di Icaro e che in alcuni momenti si allarga alla sua collaborazione con diversi autori e alla sua considerazione per Moebius, che per lui è sempre stato un maestro.

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